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  • Recensione del libro: Memorie di un pediatra con la sindrome di ulisse

Uno spaccato sociale della Palermo degli anni ’60.

Un viaggio nel tempo, dove particolarmente singolare è la precisione dei ricordi, l’annotazione dei fatti, degli eventi, dei nomi e cognomi con una maestria da certosino che raramente si incontra.

Nella parte iniziale del libro l’autore sottolinea la consapevolezza di una condizione umana in continuo decadimento, dove i valori e i sentimenti hanno perso la loro importanza. L’attenzione del pediatra si sofferma sulle nuove problematiche, continuamente emergenti, all’origine di malessere e disagio in età evolutiva nel mondo di oggi. Problematiche di difficile prevenzione e risoluzione suscitate dai rapidi, profondi e bruschi cambiamenti verificatisi in breve volgere di tempo nel modo di vivere e di pensare che oggi caratterizza una società consumistica cosiddetta del benessere. Le nuove realtà cliniche, conseguenti ai cambiamenti verificatisi, hanno mutato formalmente e sostanzialmente il volto e il ruolo tradizionale del pediatra il quale si ritrova frequentemente ad affrontarle con disagio, nel contesto di un sistema sanitario organicamente poco protettivo e caratterizzato da una esasperata burocratizzazione. Ma per fare prevenzione, sottolinea l’autore, è indispensabile una migliore informazione a tutt’oggi ancora molto carente e frammentaria.

Pagina dopo pagina si ritorna indietro nel tempo, agli anni tristi della seconda guerra mondiale, quando ancora la povera gente ricorreva ai rimedi stregoneschi per guarire da alcune malattie e dove tra colorite espressioni dialettali, forse non più comprese dai giovani, la memoria di un pediatra diventa un diario di emozioni. 

Il racconto dei viaggi di Ulisse, tra Amsterdam, Kenya, Grecia e Honolulu, diventa flash di un esperto fotografo che, dal bianco e nero della vita, scopre i colori della luce.

Infatti, nelle ultime pagine del libro, a differenza della parte iniziale, dove si evince la nostalgia dei tempi passati, c’è l’esperienza della “nascita a vita nuova” dello scrittore, grazie alla straordinaria riscoperta dell’unica forza motrice: l’amore per Dio. Particolarmente significative sono anche le lettere, prodotte in copertina, di ringraziamento dei piccoli pazienti nei riguardi non solo dell’uomo-medico, ma anche dell’uomo-amico che sa parlare ai bambini, ma soprattutto sa ascoltarli.

                                                                                                           Melinda Zacco    

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